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18 aprile 2013 4 18 /04 /aprile /2013 23:44
metro e forchetta  Sovrappeso, obesità e altri disturbi collegati (diabete, malattie metaboliche, ateriosclerosi, ipertensione) sono in crescita costante in Italia: oltre alla sedentarietà, gli errori alimentari ne sono naturalmente la causa più rilevante. Alcuni di questi errori riguardano la dimensione delle porzioni, a volte decisamente eccessiva, altre volte troppo ridotta.

Spesso non si valuta correttamente la densità energetica dei cibi, ovvero il quantitativo di calorie che apportano rapportato al loro volume (la misurazione standard si effettua solitamente su 100 g di alimento). Maggiore è la densità, più calorie si assorbono consumando una determinata quantità di cibo.

Una recente ricerca svolta presso la Pennsylvania State University ha dimostrato che si tende a ingerire ogni giorno circa lo stesso volume di cibo, pertanto se si consumano soprattutto cibi ad alto contenuto calorico si assorbiranno moltissime calorie, probabilmente più di quante non si riesca a smaltirne. La conseguenza è (in assenza di disfunzioni ormonali) l’accumulo di queste calorie in eccesso sotto forma di grassi.

Come si valuta la densità energetica?

Il fattore che influenza maggiormente la densità energetica è la presenza d’acqua. Più un cibo è ricco d’acqua, meno calorie contiene (in media). In effetti, tra i cibi secchi troviamo delle vere e proprie bombe caloriche, come biscotti, frutta secca e salumi; d’altra parte, frutta e verdura sono cibi piuttosto acquosi e quindi in genere ipocalorici.

Un altro importante elemento di valutazione è la ripartizione dei macronutrienti, ossia delle sostanze nutritive fondamentali che si trovano negli alimenti: carboidrati, grassi, e proteine. I grassi apportano circa 9 kcal per grammo, mentre proteine e carboidrati arrivano a circa 4 kcal. I cibi molto grassi tendono quindi ad essere piuttosto “densi” di energia, mentre quelli glucidici (a prevalenza di carboidrati) o proteici lo sono meno.

Porzioni e appetibilità

Dal momento che stiamo ragionando sul volume dei cibi, è opportuno ricordare che si tende a mangiare quantità superiori dei cibi più appetibili, a prescindere dalla loro composizione. Pertanto, anche alcuni cibi glucidici (come il pane) possono diventare ipercalorici, dato che se ne consumano facilmente grandi quantità.

Al contrario, esistono alimenti anche altamente energetici che però difficilmente consumiamo in grande quantità, perché sono poco appetibili oppure estremamente sapidi: si pensi ad esempio ad alcuni formaggi stagionati.

Porzioni ed “economia”

La quantità, nella percezione di molti consumatori, è più importante della qualità. In effetti, è un parametro più immediatamente valutabile, basta un semplice rapporto prezzo/peso o prezzo/volume, ma non è detto che una maggiore quantità di cibo sia automaticamente più nutriente; probabilmente però è più calorica, e questo non è un bene.

Alcuni tipi di ristoranti (come i fast food, ma anche le nostre pizzerie) giocano su questa percezione errata per trarne vantaggi commerciali: aumentando il dosaggio di ingredienti economici illudono i clienti di aver fatto un affare, mentre in realtà gli propinano pasti ipercalorici e poveri dal punto di vista qualitativo (la qualità non è a buon mercato). Qualcuno fa affari, ma non è il cliente.

L’esempio più tipico in Italia è la pizza: molti pizzaioli servono pizze enormi, condite con quantità spropositate di formaggio fuso di bassa qualità (probabilmente gonfiato con polifosfati). Farina, acqua e formaggi di questo tipo costano poco, e la dimensione delle pizze fa credere ai clienti di aver speso bene i propri soldi, incrementando il giro d’affari.

Occhio alla confezione

I cibi confezionati sono facilmente valutabili quando è presente una tabella nutrizionale, purché sia esposta in maniera corretta. Purtroppo sulle stesse confezioni compaiono stesso anche indicazioni fuorvianti.

L’indicazione delle “calorie per porzione” è uno dei parametri più ingannevoli per valutare il livello calorico reale di un cibo. La “porzione”, infatti, è una misura arbitraria, che cambia da prodotto a prodotto e non permette reali confronti, oltre a non tenere conto di quali siano le quantità realmente consumate.

L’unica misura che abbia una qualche rilevanza è la quantità di calorie per 100 g. Le varie indicazioni “Light”, “Diet”, “Fitness” e simili sono solo trovate pubblicitarie: quello che conta non è certamente la scarsità di un particolare macronutriente (di solito i grassi) ma l’apporto energetico totale.

Fibre e sazietà

Come abbiamo detto, i cibi ricchi di acqua sono anche poveri di calorie; perché questa acqua sia trattenuta, contribuendo alla sensazione di sazietà, è però necessario assumere un adeguato quantitativo di fibre alimentari, contenute in abbondanza in frutta e (soprattutto) verdura. Se è gradito, si può aumentarne la quantità sostituendo il pane bianco con pane integrale.

La presenza di fibre nell’intestino rallenta inoltre l’assorbimento dei nutrienti, lasciandoci sazi per tempi più lunghi.

Porzioni e “contenitori”
La sazietà, oltre che da risposte fisiologiche dell’organismo, dipende anche da meccanismi psicologici involontari. Il nostro cervello considera il cibo suddiviso in “unità” discrete, in alcuni casi indipendenti (come nel caso dei frutti), in altri casi legate al “contenitore” in cui il cibo stesso è riposto quando lo si mangia.

Pertanto (entro certi limiti) un piatto, una scodella o un bicchiere saranno solitamente considerati come una porzione, e si tenderà a consumare tutto il cibo in essi contenuto, purché sia sufficientemente appetibile.

Cosa fare?

Una soluzione (parziale) agli eccessi alimentari potrebbe essere quindi ridurre la dimensione dei contenitori di servizio oppure riempirli per la maggior parte con alimenti a bassa densità calorica, accostati a quantità ridotte di alimenti più energetici ed appetibili. In questo caso si ridurrebbero le calorie assunte senza diminuire il senso di sazietà.

Naturalmente, bisogna tenere conto del bilanciamento tra macronutrienti necessario nella dieta quotidiana, che per una persona sana dovrebbe essere costituito da circa il 50 per cento di carboidrati, 30 per cento di grassi e 20 per cento di proteine.
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14 febbraio 2013 4 14 /02 /febbraio /2013 21:10

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1 gennaio 2013 2 01 /01 /gennaio /2013 21:32

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11 gennaio 2012 3 11 /01 /gennaio /2012 14:16

Intolleranza al lattosio:

come evitare pancia gonfia e colite

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I consigli sui cibi da scegliere in caso di intolleranza al lattosio, un disturbo che colpisce quasi il 70% della popolazione del sud Europa

 

Cos'è l'intolleranza al lattosio 

 

Si definisce intolleranza al lattosio il complesso dei sintomi che possono presentarsi per l'incapacità di digerire il lattosio, il principale zucchero del latte. Questa è causata da una carenza di lattasi, l'enzima che scinde il lattosio in zuccheri semplici che vengono poi assorbiti dal tratto gastrointestinale. Non tutte le persone che hanno una carenza di lattasi sviluppano sintomi evidenti, ma quelli che li manifestano vengono definiti intolleranti al lattosio. Questo tipo di intolleranza è molto comune nell'adulto: nell'Europa centrale il 30% delle persone adulte è affetto da carenza di lattasi, nell'Europa del sud si sfiora il 70%, mentre i nord-europei hanno la prevalenza più bassa (circa il 5%). Scopriamo insieme come gestirla al meglio. Impariamo a conoscerla meglio... 

 

Prima regola per gli intolleranti al lattosio: leggere sempre l'etichetta! 

 

Il latte è praticamente ovunque nella nostra alimentazione quotidiana. Nelle merendine, nei biscotti, nelle creme, in molti casi anche nei salumi o come polvere di lattosio nei granuli omeopatici, per gli sportivi come siero di latte in polvere per proteine, e in tanti altri alimenti. E per chi è intollerante questo può essere un vero problema. Se hai accertato un'effettiva intolleranza al lattosio, escludi (o riduci) dalla tua dieta i cibi contenenti lattosio: latte vaccino, latte di capra, latticini freschi, gelati, panna o prodotti in cui il latte o il lattosio sono usati come ingredienti.

Per scoprirlo, controlla sempre le etichette, in particolare di pane e altri prodotti da forno; corn-flakes; patate e minestre precotte; bevande per la prima colazione; margarina; preparati a base di carne e insaccati; condimenti per insalate; caramelle e altri snack; preparati per frittelle, biscotti e dolci in genere; salse, creme e besciamelle; alcuni integratori. 

 

Non rinunciare a grana e parmigiano 

Ricordiamo che grana e parmigiano sono ben tollerati, soprattutto se stagionati a lungo e, quindi, con un contenuto di lattosio quasi nullo. Questi formaggi arrivano a fornire oltre 1300 mg di calcio per 100 g e un loro consumo regolare può supplire il carente apporto derivante dalla mancata assunzione di latte. 

 

Soia, riso, farro e mandorle. Ecco i sostituti buoni del latte 

A differenza del latte vaccino, tutti questi latti vegetali non contengono colesterolo: ricordiamo che non possono essere ritenuti sostituti al 100% in quanto carenti di calcio.

- Latte di soia: è indicato per chi ha il colesterolo LDL (cattivo) alto, in quanto la soia apporta sostanze che lo riducono. Acquistarlo BIO.

- Latte di riso: ricco di zuccheri semplici, fornisce energia prontamente disponibile. Contiene sempre oli aggiunti, solitamente di girasole (deve essere spremuto a freddo). Attenzione alla presenza di oli vegetali non meglio specificati.

- Latte di farro: apporta vitamina E, zuccheri, acidi grassi polinsaturi e fibre insolubili.

- Latte di mandorle: ha un livello di grassi intermedio tra latte vaccino intero e parzialmente scremato, ma si tratta di grassi polinsaturi. Contiene anche fibre, vitamina E e minerali. 

 

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5 novembre 2011 6 05 /11 /novembre /2011 23:59

Al volante: cosa e come mangiare per un viaggio

Siamo sempre in viaggio e sempre più di frequente in macchina. Le occasioni sono tantissime: lunghi viaggi per le vacanze, brevi viaggi per il week-end o per lavoro. La prudenza è d'obbligo, bisogna mangiare per guidare al meglio e in modo da non pregiudicare la nostra guida. Come e cosa mangiare in queste occasioni?

Viaggi corti

Se si tratta di un viaggio tra 1 e 3 ore, bisogna fare attenzione soprattutto se si parte a metà mattina o nel tardo pomeriggio. I pericoli sono stanchezza e sonnolenza causate da crisi ipoglicemiche che possono portare ad un improvviso con colpo di sonno.
Fate un piccolo spuntino prima di mettervi al volante.

Viaggi lunghi
Fate una buona colazione all'italiana: latte o caffè con biscotti o fette biscottate oppure pane e marmellata con succhi di frutta.
Uno spuntino a metà mattina può essere un caffè o un cappuccino ed un cornetto.
A pranzo un secondo piatto a piacere, pesce o carne (preferire le carni bianche), un contorno di verdure e poco pane.
Uno spuntino a metà pomeriggio con crackers, caffè o un gelato.

Insomma piccoli pasti con alimenti facilmente digeribili.


EVITARE: alcolici, cibi fritti, alimenti grassi.

Attenzione alle medicine che possono rallentare i riflessi.
In caso di sonnolenza bere un caffè, concedersi una passeggiata o se possibile una dormitina.

Una volta arrivati la cena è libera.

 

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